20/09/2012 – POST-11/3?

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Istituto Giapponese di Cultura-POST-11/3?Ciononostante, gli architetti non hanno potuto semplicemente assistere; da ogni localit del paese hanno iniziato a interrogarsi sulle possibilit dellarchitettura dando vita a progetti compositi, pi numerosi rispetto a quelli ideati nel 1995 in occasione del Grande Terremoto Hanshin Awaji. La differenza giustificabile con la vastit dellarea colpita, e la discesa in campo di architetti specializzati come Shigeru Ban che, gi partecipi delle operazioni del 1995, si sono immediatamente attivati. Allalba del disastro, varie organizzazioni, inclusi gruppi di architetti, laboratori universitari, e il Japan Institute of Architects, hanno prodotto progetti di supporto e indagini su vari aspetti; tra questi, si sono distinti KISYN (il nome, composto dalle iniziali degli architetti membri, evoca il termine giapponese kishin, desiderare casa) e ArchiAid. Il primo nucleo, composto di architetti di fama internazionale nati negli anni 40 e 50 (Kengo Kuma, Toyo Ito, Kazuyo Sejima, Riken Yamamoto e Hiroshi Naito), stato composto nel marzo 2011, autore di molti progetti tra i quali Home-for-All. ArchiAid, che oltre a Hitoshi Abe e Yoshiharu Tsukamoto composto di educatori con base nel Tohoku, un network di architetti nati negli anni 60 e 70. Lungi dallessere pregiudiziale verso Tokyo, la mostra intende presentare le attivit degli architetti nelle zone colpite e le varie proposte dallestero. A tal scopo, abbiamo pensato alle tre sezioni/fasi, la prima delle quali indica le misure perseguite nellimmediato e le prime risposte allemergenza, con i rifugi allestiti per i senzacasa. La seconda incentrata sugli alloggi temporanei, mentre la terza dedicata ai piani di recupero portati a compimento. Inoltre, attraverso una selezione di progetti del novembre 2011, la mostra pone particolare enfasi sulle prime modalit di reazione al disastro da parte del pensiero architettonico.

A/Fase 1: Risposte emergenziali

I progetti sono pensati quali misure demergenza per coloro che hanno perduto la casa o comunque sono impossibilitati a farvi ritorno dopo il terremoto/tsunami. In un primo momento, palestre e classi negli edifici scolastici della zona, oltre agli spazi recuperabili nelle infrastrutture culturali, vennero convertiti in rifugi per accogliervi le vittime del disastro. Si tratta di una fase in cui stata essenziale la tempestivit, in cui gli architetti possono poco in termini di concretezza: a disastro avvenuto, gi tardi per pensare. A dispetto dellinevitabile ritardo, tuttavia, si sono costituite varie organizzazioni di ambito architetturale allo scopo di riflettere sulle misure da adottare. Per migliorare la privacy, mancante nei rifugi, ci si sforzati di creare semplici ripartizioni dello spazio attraverso cartone o tessuto.

B/Fase 2: Alloggi temporanei

Dopo i rifugi di evacuazione, si verificata lesigenza di fornire alloggi temporanei a quanti avevano perso la casa nello tsunami. Per il Grande Terremoto del Giappone Orientale, oltre 50.000 dimore provvisorie sono state realizzate in cortili, parchi e territori sgombri. Le strutture prefabbricate hanno necessitato dei sistemi produttivi e delle parti di connessione disponibili, quindi scarsi e poco flessibili. Ne risultato limplemento delle proposte per lofferta di soluzioni abitative temporanee, laggiunta di strutture annesse e un maggiore adattamento degli spazi vivibili. Data lenorme portata del disastro la domanda ha ecceduto la fornitura dei prefabbricati esistenti, portando a un notevole utilizzo di alloggi temporanei in legno su tutto il territorio.

Fase 3 : Progetti di ricostruzione

Ricollocare le comunit coinvolte in zone elevate ha costituito un altro tema dibattuto. Intraprendere uno spostamento uniforme in collina non era per la soluzione ottimale. Ogni localit si trovava a fronteggiare circostanze diverse. Cos, architetti con appropriato senso dello spazio e abili nel considerare i contesti topografici si sono concentrati nellapportare caratteristiche stra-ordinarie ai progetti di recupero. Sfruttando la situazione di tabula rasa, essi hanno posto in atto una vasta gamma di idee rivoluzionarie, impensabili in tempi normali, in ogni ambito dei piani territoriali urbani e nazionali. Tuttavia, molti progetti saranno completati non prima della fine del 2012. Il primo ad essere incoraggiato stato un concorso di architettura per la ricostruzione di una scuola infermieri nella citt devastata di Shichigahama (autunno 2011).

Fase 4: Proposte dall’estero

La notizia del Grande Terremoto del Giappone Orientale ha presto fatto il giro del mondo, causando preoccupazione ovunque. Una ragione sta nel fatto che a terremoto e tsunami si aggiunto un incidente nucleare. Era globale, reazione immediata. Assieme ai workshop sul recupero condotti da team occidentali nelle aree colpite e progetti promossi da Architecture for Humanity, varie proposte, inclusa lidea della creazione di un villaggio giapponese allestero, sono state lanciate. Altro sforzo notevole rappresentato dal progetto Home-for-All di Toyo Ito (Commissario del Padiglione Giappone presso la 13. Mostra Internazionale di Architettura La Biennale di Venezia vincitore del Leone dOro per le Partecipazioni Nazionali), che ha ispirato la partecipazione di altri architetti di fama mondiale come Frank Gehry e Zaha Hadid.


20 settembre 24 ottobre

visite guidate (gratuite, a cura dellIstituto Giapponese di Cultura):

tel 06 3224754/ info@jfroma.it
gioved 20 settembre ore 10.30; venerd 5 ottobre ore 17; sabato 13 ottobre ore 11; venerd 19 ottobre ore 19; mercoled 24 ottobre ore 10.30

Source Article from http://www.info.roma.it/evento_dettaglio.asp?eventi=23675

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