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domenica 2 febbraio 2020 – h.10.30: Musei Capitolini, Collezioni d’arte e decorazioni pittoriche

La nostra visita inizierà presso l’Appartamento dei Conservatori che è composto da una serie di ambienti utilizzati dai Conservatori capitolini per le attività connesse con il loro ufficio. Ricca l’apparato decorativo risalente al XVI secolo, che mostra come motivo conduttore l’antica storia di Roma. Hanno trovato collocazione in queste sale anche le antiche sculture bronzee che nel 1471 furono donate da Papa Sisto IV al popolo romano in virtù del loro valore simbolico, come memoria della grandezza di Roma che il governo pontificio intendeva rinnovare.


La donazione dei bronzi sistini è infatti considerata l’atto di fondazione dei Musei Capitolini e da quel momento molte opere d’arte, sculture antiche e dipinti di pregevole valore, furono raccolte in Campidoglio. Non potranno mancare durante la nostra visita lo Spinario, il Camillo, Bruto, la famosissima Lupa Capitolina simbolo della città di Roma e concluderemo con la straordinaria statua equestre di Marco Aurelio.


Un’importante e suggestiva raccolta di dipinti dal Trecento al Settecento è esposta al secondo piano del Palazzo dei Conservatori. Il celebre edificio innalzato ad opera di Niccolò V intorno alla metà del Quattrocento per farne la sede della magistratura cittadina e, un secolo più tardi, trasformato su progetto di Michelangelo in una nuova struttura di impianto classico, nella seconda metà del Settecento venne ad ospitare una serie prestigiosa di opere acquisite da Benedetto XIV.


Un’intelligente politica volta a salvaguardare il patrimonio artistico romano, guidò una serie di trattative che consentì di entrare in possesso di porzioni consistenti di due importanti raccolte altrimenti destinate alla dispersione: quelle dei marchesi Sacchetti e dei principi Pio. Il nucleo della collezione pontificia venne ulteriormente integrato ai primi dell’Ottocento, con il trasferimento dalla basilica di San Pietro della grande pala del Guercino con il Seppellimento di Santa Petronilla, e ancora tra Otto e Novecento con, fra gli altri, l’ingresso di opere su tavola del Trecento e del Quattrocento.


Il percorso attuale di visita, ordinato cronologicamente e per scuole, consente pertanto di apprezzare insieme a uno spaccato esemplare della nostra storia artistica, anche un capitolo particolarmente significativo della storia del collezionismo: dai dipinti su tavola dei cosiddetti “primitivi”, alle opere del Cinquecento ferrarese, del Garofalo e di Dosso Dossi, e di quello veneziano, di Tiziano e Veronese, fino a quei capolavori che consacrarono la fama di alcuni tra i più noti rappresentanti della storia pittorica del Seicento: la Buona Ventura di Caravaggio, il San Sebastiano di Guido Reni, il Ratto delle Sabine di Pietro da Cortona, i ritratti di Anton Van Dyck.

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