13/09/2012 – Rassegna dedicata ai fratelli Taviani

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Cinema Trevi-Rassegna dedicata ai fratelli TavianiIl percorso della loro formazione ha giocato un ruolo essenziale nella sensibilit artistica dei fratelli Taviani: dalle letture appassionate dei grandi autori, i prediletti risulteranno Pirandello, Tolstoj e Goethe, alla scoperta del cinema, del neorealismo di Rossellini, De Sica, Visconti, dei grandi autori del muto e del cinema sovietico, delle avanguardie cinematografiche degli Anni Venti. Una formazione cinematografica costruita come animatori presso il cineclub universitario, passando per la fondamentale esperienza del Maggio Musicale Fiorentino, la scoperta della grande musica e del grande teatro. Una ricchezza di conoscenze e suggestioni che entreranno nei loro film e ne diverranno il comune denominatore delle scelte che contraddistinguono il loro cinema.

Cinema Trevi vicolo del puttarello, 25 Roma, tel: 06.6781206


Il programma:

gioved 13 settembre

ore 17.00 LItalia non un paese povero (1960)

Regia: Joris Ivens, con la collaborazione di Valentino Orsini, Paolo Taviani; commento: Alberto Moravia, Corrado Sofia; voce narrante: Enrico M. Salerno; fotografia: Mario Dolci, Oberdan Troiani, Mario Volpi; musica: Gino Marinuzzi; montaggio: Elena Travisi, Maria Cenciarelli, Misa Gabrini; origine: Italia; produzione: Proa Produttori Associati; durata: 110

Nel 1959 Enrico Mattei, ex partigiano, democristiano e capitalista di Stato, chiede a Joris Ivens, gi allora uno dei pi grandi documentaristi della storia del cinema, di realizzare un film sul crescente impegno dellEni di cui era presidente nellattivit di estrazione del petrolio e del metano in Italia e nella costruzione della prima centrale nucleare a Latina. Mattei vuole un documentario di propaganda sul futuro sviluppo industriale del paese la disponibilit di energia ne era il necessario presupposto e soprattutto sullobiettivo di indipendenza dal monopolio petrolifero angloamericano rappresentato dalle sette sorelle, le sette pi grandi compagnie multinazionali che controllavano allora il mercato mondiale del petrolio. Joris Ivens si mette al lavoro solo dopo aver consultato i pi alti dirigenti del Partito comunista italiano e dopo avere avuto ampie assicurazioni da Mattei circa la propria libert espressiva. Ad Ivens viene inoltre garantito che il documentario sar trasmesso dalla Rai e che avr grande diffusione e visibilit internazionale. Il film viene terminato nei primi mesi del 1960, si intitola LItalia non un paese povero. Come cera da aspettarsi da Ivens, il film non solo, come lo chiameremmo oggi, uno spot a favore dellEni e del suo presidente. anche e soprattutto uno straordinario ritratto cinematografico, per sensibilit e complessit, dellItalia di quegli anni. La vicenda produttiva di questo film, in cui lavorarono accanto a Ivens i fratelli Taviani, Valentino Orsini, Tinto Brass, Alberto Moravia, Enrico Maria Salerno, meriterebbe un racconto a s. Il film, infatti, piace a Mattei, ma viene contestato dalla Rai, che lo manda in onda a tarda ora, nellestate del 1960, in una versione ridotta e depurata, con il titolo Frammenti di un film di Joris Ivens. Rispetto a pochi mesi prima, la situazione politica in Italia cambiata. A capo del governo c Fernando Tambroni, appoggiato dai neofascisti del Movimento sociale. Enrico Mattei, organico alla sinistra democristiana e quindi avversario interno di Tambroni, non pu sostenere il film, impegnato com a difendere lEni dalla politica filo atlantica, quindi filo americana, del governo in carica. Inoltre, senza visto di censura, la versione integrale del film non pu uscire dallItalia: la successiva diffusione internazionale de LItalia non un paese povero poco meno di un romanzo. Ancora oggi il film, nella versione originale visionabile in Italia soltanto presso la Cineteca Nazionale di Roma.

LItalia non un paese povero diviso in tre parti: la prima di queste, Fuochi della valle del Po, riguarda la ricerca e la distribuzione del metano nella pianura padana. La seconda parte a sua volta divisa in due episodi: Due citt dedicato a Venezia e Ravenna e alla produzione del gas, e La storia dei due alberi, dove viene messo a confronto un albero di olive, da cui dipende la vita di sette povere famiglie di contadini, con un albero di Natale, lattrezzatura che controlla limboccatura dei pozzi di petrolio e gas, ed i suoi benefici. La terza parte Appuntamento a Gela, ruota intorno al matrimonio tra una ragazza siciliana ed un uomo del Nord Italia, che lavora su una piattaforma off-shore. Il regista utilizza in questo film tecniche innovative come la camera a mano, una diversa modulazione della velocit della pellicola e modalit operative mutuate dalla televisione.

ore 19.00 Un uomo da bruciare (1962)

Regia: Valentino Orsini, Paolo e Vittorio Taviani; soggetto e sceneggiatura: V. Orsini, P. e V. Taviani; fotografia: Toni Secchi; scenografia: Piero Poletto; costumi: Lina Nerli; musica. Gianfranco Intra; montaggio: Lionello Massobrio; interpreti: Gian Maria Volont, Didi Perego, Spiros Focas, Turi Ferro, Marina Malfatti, Vittorio Duse; origine: Italia; produzione: Ager Cinematografica, Sancro Film, Alfa Cinematografica; durata: 90

Un sindacalista siciliano torna dal continente nella sua terra dorigine mentre i contadini hanno deciso loccupazione di un latifondo. Un uomo da bruciare si apre col canto del protagonista e il controcanto dei compagni: lui il solista, loro il coro; lui venuto a salvare gli amici dalle prevaricazioni della mafia, loro i contadini, capaci di organizzarsi anche da soli; lui istruito in continente che decide per la lotta, loro vissuti sempre tra zappaterra e mafiosi. Vediamo un eroe e un gruppo, un primo attore che sceglie la propria esistenza, pur tra contraddizioni ed errori, e un contorno di uomini stanchi di accettare eroi fatati disposti a divenire capi per liberarli (Accialini, Coluccelli).

ore 20.45 I fuorilegge del matrimonio (1963)

Regia: Valentino Orsini, Paolo e Vittorio Taviani; soggetto e sceneggiatura: Lucio Battistrada, Giuliani De Negri, Renato Nicolai, V. Orsini, P. e V. Taviani; fotografia: Enrico Menczer; costumi: Lina Nerli Taviani; musica: Giovanni Fusco; montaggio: Lionello Massobrio; interpreti: Ugo Tognazzi, Annie Girardot, Romolo Valli, Didi Perego, Scilla Gabel, Gabriella Giorgielli; origine: Italia; produzione: Ager Film, Film Coop, DErrico Film; durata: 98

Una proposta di legge, presentata nel 1963 da Renato Sansone, prevedeva il divorzio in sei casi limite di evidente assenza di qualsiasi legame tra i coniugi. Il film, composto di un prologo e cinque episodi, rappresenta questi casi clamorosi. Anche qui si parte dalla cronaca. Le narrazioni nascono dalla lettura di una montagna di lettere ricevute dallonorevole Sansone, scritte da alcuni fra coloro i cui casi matrimoniali rientravano nel progetto di legge. Da queste brevi lettere saltano fuori una galleria di personaggi, una variet di situazioni umane quasi tutte al limite con la follia, uno squarcio impressionante di un settore della realt italiana. [] Avvicinarsi al reale e alle legge che lo regola occasione per i registi di fare i conti con lassurdo, la follia (Accialini, Coluccelli).

venerd 14 settembre

ore 17.00 Sovversivi (1967)

Regia: Paolo e Vittorio Taviani; soggetto e sceneggiatura: P. e V. Taviani; fotografia: Gianni Narzisi, Giuseppe Ruzzolini; costumi: Lina Nerli Taviani; musica: Giovanni Fusco; montaggio: Franco Taviani; interpreti: Giorgio Arlorio, Giulio Brogi, Pier Paolo Capponi, Ferruccio De Ceresa, Maria Tocinowsky, Lucio Dalla; origine: Italia; produzione: Ager Film; durata: 97

Alla base di Sovversivi sta unidea probabilmente suggerita ai Taviani dallesperienza de I fuorilegge: quella di una molteplicit di storie e di personaggi correlati fra loro da un identico problema che costituisce per tutti un banco di prova e una svolta esistenziale. […] Sovversivi infatti il polittico di quattro storie parallele, cio di altrettante vite aperte e in cerca di se stesse e del proprio ruolo, in un particolare momento della verit: i funerali di Togliatti, nellestate del 1964 visti […], come gi nel pasoliniano Uccellacci e uccellini, quale ultimo capitolo di unepoca e inizio di una nuova, pi matura, e perci pi tormentata adesione alle cose. […] In pochi film come in questo coesistono positivamente forme di consapevolezza, estetica e politica, cos (relativamente) avanzate come: 1. la coscienza del superamento definitivo del mito/illusione neorealistico e di ogni sua possibile ripresa […]; 2. la coscienza che lunico modo per essere degli artisti politici non quello di fare dellarte politica ma di fare politicamente larte […]; 3. la coscienza che dalla sclerosi delle vecchie certezze ideologistiche non si esce creandone delle nuove […], ma scegliendo, materialisticamente, il sistematico confronto con la realt in una feconda dialettica […]; 4. la coscienza che la politica del possibile ha finito per emarginare limpossibile dal voluto, […] e che dunque occorre ridare uno spazio politico allutopia […]. Queste forme di consapevolezza […] fanno di Sovversivi un film ricco di presentimenti sessantotteschi: nel senso che gli umori, i fervori, gli ardori, cos come le spinte iconoclaste, […] da cui il film pervaso, troveranno parziale concretizzazione, di l a una stagione, nelle piazze, nelle fabbriche e nelle universit (Miccich).

ore 19.00 Sotto il segno dello scorpione (1969)

Regia: Paolo e Vittorio Taviani; soggetto e sceneggiatura: P. e V. Taviani; fotografia: Giuseppe Pinori; scenografia: Giovanni Sbarra; costumi: Lina Nerli Taviani; musica: Vittorio Gelmetti: montaggio: Roberto Perpignani; interpreti: Gian Maria Volont, Lucia Bos, Giulio Brogi, Samy Pavel, Daniele Dublino, Steffen Zacharias; origine: Italia; produzione: Ager Film; durata: 90

Lo Scorpione un apologo semplice e lineare che si costruisce su unisola, spazio collocato fuori dalla Storia, dimensione leggendaria, metafora di un presente (il 68/69) che non si vuole rappresentare col documento, bens manipolare con la finzione. Invenzione e immaginazione sono i confini di questa narrazione dove i Taviani raccolgono frammenti di antiche leggende, che raccontano di Enea, di Romolo e Remo (Rutolo e Taleno, i due nomi sono onomatopeici), del ratto delle Sabine, ma di questo nel film non sono rimaste che piccolissime tracce, orme di ricordi impressi nellinfanzia; come una fotografia di un libro di Storia, dimenticata dagli autori e pur indelebile nella loro memoria. [] Rutolo e Taleno sono i due fratelli che con altri compagni approdano in cerca di salvezza su unisola identica a quella da cui sono fuggiti: una realt che si ripropone sempre uguale. Anche nellisola la Storia segue ritmi troppo lenti rispetto allesigenza di cambiare, di mutare, dei giovani fuggiaschi. Essi non possono accontentarsi della ricostruzione; esigono lalterit, il nuovo, anche se sconosciuto. Lambizione al continente, terra ove lutopia potr finalmente realizzarsi, spinge i giovani ad agire presto, subito: essi non hanno tempo (Accialini, Coluccelli).

ore 20.45 San Michele aveva un gallo (1973)

Regia: Paolo e Vittorio Taviani; soggetto: dalla novella di Lev Tolstoj Il divino e lumano; sceneggiatura: P. e V. Taviani; fotografia: Mario Masini; scenografia: Giovanni Sbarra; costumi: Lina Nerli Taviani; musica: Benedetto Ghiglia; montaggio: Roberto Perpignani; interpreti: Giulio Brogi, Daniele Dublino, Virginia Ciuffini, Benedetto Ghiglia, Renato Scarpa, Vittorio Fanfoni; origine: Italia; produzione: Ager Film, Rai Tv; durata: 90

Lanarchico Giulio Manieri viene arrestato e chiuso in carcere, dove trascorre dieci anni in solitudine, pensando alla rivoluzione. La parabola del rivoluzionario che ha perso la fede [] viene cos condotta fra politicismo e allegorismo, due costante dei fratelli registi, i quali riescono a sviluppare, con rigorosa intendit stilistica e felicissime soluzioni narrative, il concetto di solitudine, lutopia rivoluzionaria, il momento della verit. Giulio Brogi, un attore inspiegabilmente trascurato dal nostro cinema, aderisce perfettamente al personaggio di Manieri offrendo uninterpretazione contenuta e umanissima. La stupenda fotografia, dai toni smorti, di Mario Masini (Spiga).

sabato 15 settembre

ore 17.00 Allonsanfan (1974)

Regia: Paolo e Vittorio Taviani; soggetto e sceneggiatura: P. e V. Taviani; fotografia: Giuseppe Ruzzolini; scenografia: Giovanni Sbarra; costumi: Lina Nerli Taviani; musica: Ennio Morricone; montaggio: Roberto Perpignani; interpreti: Marcello Mastroianni, Lea Massari, Mimsy Farmer, Laura Betti, Claudio Cassinelli, Bruno Cirino; origine: Italia; produzione: Una Cooperativa Cinematografica; durata: 111

1816. Fulvio Imbriani, membro della setta segreta dei Fratelli Sublimi, uscito dal carcere, si unisce alla sua compagna e ad altri rivoluzionari per liberare il Sud, dopo essere stato accusato di tradimento dai suoi confratelli. A Fulvio, eroe in fuga, non resta che la lotta, contro tutto e tutti, contro gli oggetti e le cause, i mandanti e gli esecutori. Fulvio, trovatosi nel labirinto senza averlo scelto, nellimpossibilit di procedere, inizia a sfasciare, a distruggere, a barare le regole, a tradire una volta di pi. Il nodo, nella non possibilit di sciogliersi, viene reciso. Fulvio Imbriani, che sino ad allora aveva tentato di fuggire nella famiglia, nellaffetto, entro il ventre della buona nutrice, come sotto le coltri del proprio letto, inizia a uccidere e distruggere, seguendo le stesse regole a cui non voleva adeguarsi, inseguito dal gruppo, allontanatosi dal figlio, fingendo la parte del rivoluzionario convinto (Accialini, Coluccelli).

ore 19.00 Padre padrone (1977)

Regia: Paolo e Vittorio Taviani; soggetto: liberamente tratto dal romanzo Padre padrone, leducazione di un pastore di Gavino Ledda; sceneggiatura: P. e V. Taviani; fotografia: Mario Masini; scenografia: Giovanni Sbarra; costumi: Lina Nerli Taviani; musica: Egisto Macchi; montaggio: Roberto Perpignani; interpreti: Omero Antonutti, Saverio Marconi, Marcella Michelangeli, Fabrizio Forte, Marino Cenna, Nanni Moretti; origine: Italia; produzione: Rai, Cinema s.r.l.; durata: 113

Tratto da un libro autobiografico (1975) di Gavino Ledda. Pastore di Siligo (Sassari), Gavino vive fino a ventanni con il gregge tra i monti, strappato alla scuola, separato dalla lingua, escluso dalla collettivit. Durante il servizio militare in continente, studia e prende la licenza liceale. Esplode allora la ribellione contro il padre che, di fatto e per necessit, stato lo strumento della sua separazione. Esce dallo scontro vincitore, colmo di piet e di terrore. Apologo sulla necessit di spezzare il potere autoritario e sul rifiuto del silenzio, ha nella colonna sonora e musicale (Egisto Macchi) il suo versante pi inventivo. Pur con durezze didattiche e scorie intellettualistiche, un film razionale e lucido che assomiglia al paesaggio sardo: ventoso e scabro, enigmatico e violento, soffuso di una luce che gli d la nobilt maestosa di un quadro antico. Un intenso O. Antonutti e un duttile S. Marconi nella parte di Gavino sono i protagonisti. Prodotto dalla RAI. Palma doro a Cannes da una giuria presieduta da Roberto Rossellini. Fu lultima delle sue trasgressioni alle regole del gioco (Morandini).

ore 21.00 Il prato (1979)

Regia: Paolo e Vittorio Taviani; soggetto e sceneggiatura: P. e V. Taviani; fotografia: Franco Di Giacomo; scenografia: Gianni Sbarra; costumi: Lina Nerli Taviani; musica: Ennio Morricone; montaggio: Roberto Perpignani; interpreti: Michele Placido, Saverio Marconi, Isabella Rossellini, Giulio Brogi, Angela Goodwin, Remo Remotti; origine: Italia; produzione: Film Tre; durata: 113

Tre giovani su un prato. Quando nasce la speranza, quando ci si innamora sembra che la natura ci trasmetta un messaggio di felicit; quando le illusioni cadono, la natura diventa una bellezza insolente, anzi una spettatrice malata come noi. I tre giovani non resistono al confronto, il tradimento della natura simboleggia quello della storia; restano i pi vecchi a meditare sul senso del loro fallimento, a trasformare in protesta la resa dei figli. Nella favola intitolata Il prato, che ha inaugurato la Mostra del Cinema, i fratelli Taviani tornano ai loro tormenti pi schietti, dopo levasione edificante di Padre padrone; tornano alla riflessione di San Michele aveva un gallo, anche se con limpaccio e le incertezze che derivano dal dover congelare in una forma quasi classica la categoria sociologicamente viva ed equivoca dei cosiddetti giovani doggi. Per questo conflitto narrativo (i Taviani amano gli avvenimenti proverbiali, non la cronaca) lo stile dei film non di rado si tende e soffre. Lestraneit e la finita oggettivit dei due registi sembrano qualche volta sopraffatte di unemozione pi diretta; dietro gli sviluppi un poco lambiccati del racconto lo spettatore non tavianeo vede volentieri il ritratto di un nuovo sentimentalismo giovanile, una fede perduta nelle ragioni del proprio cuore che rende una generazione pi autentica e pi debole di quella che lha preceduta (Reggiani).

domenica 16 settembre

ore 17.00 La notte di San Lorenzo (1982)

Regia: Paolo e Vittorio Taviani; soggetto e sceneggiatura: P. e V. Taviani, Tonino Guerra, Giuliani [Gaetano De Negri]; fotografia: Franco Di Giacomo; scenografia: Gianni Sbarra; costumi: Lina Nerli Taviani; musica: Nicola Piovani; montaggio: Roberto Perpignani; interpreti: Omero Antonutti, Margarita Lozano, Claudio Bigagli, Massimo Bonetti, Sabina Vannucchi, Dario Cantarelli; origine: Italia; produzione: Ager Cinematografica, Rai; durata: 108

Il film rievoca un episodio della seconda guerra mondiale: il 10 agosto 1944, la popolazione di San Miniato cerca di raggiungere le postazioni americane e di sottrarsi alle rappresaglie naziste. il miglior film italiano dellannata e, in assoluto, uno dei pi importanti del 1982. unopera poetica, tenera e crudele a un tempo, di grande semplicit e verit umana, due caratteri che, appunto, distinguono lautentica poesia, nelle parole e nelle immagini. Con questo film i fratelli Taviani [] tornano alle vette artistiche di Padre padrone, al quale per La notte di san Lorenzo sembra superiore per il fascino del racconto e per la suggestiva potenza di una irripetibile atmosfera, tessuta qua e l di elementi favolistici. [] Il film racconta come avvenne il passaggio del fronte in un microcosmo dItalia, rappresentativo di tanti altri luoghi che conobbero le stesse pene, le stesse speranze, gli stessi tragici eventi. Quello che i due registi ci restituiscono con stupefacente abilit il senso di smarrimento della popolazione, esseri umani in bala del caso, del destino (Solmi). La notte di San Lorenzo ha vinto il Gran Premio Speciale della Giuria al Festival di Cannes.

ore 19.00 Kaos (1984)

Regia: Paolo e Vittorio Taviani; soggetto: liberamente tratto da Le novelle per un anno di Luigi Pirandello; sceneggiatura: P. e V. Taviani; fotografia: Giuseppe Lanci; scenografia: Francesco Bronzi; costumi: Lina Nerli Taviani; musica: Nicola Piovani; montaggio: Roberto Perpignani; interpreti: Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Margarita Lozano, Claudio Bigagli, Massimo Bonetti, Enrica Maria Modugno; origine: Italia/Francia; produzione: Film Tre, Rai; durata: 157

Come forse si sar capito, la Sicilia vista dai Taviani attraverso Pirandello non ha niente a che fare con le cartoline turistiche e nemmeno con i luoghi comuni espressi dal cinema, anche quello migliore, a proposito dellisola. , o piuttosto era, perch luoghi e tempi del film vivono nella storia del costume, che poi sarebbe quella di fine Ottocento. Cosa resta oggi di tutto questo in Sicilia non si saprebbe a chi chiederlo. Ed per contrasto col presente che si apprezzano questi personaggi ancora ignoranti ma segnati dal divino del Caos, primitiva potenza anteriore agli dei, pi di essi anarchica e ribollente, il Caos che tutto precede (Frosali). Film in cinque episodi nella versione televisiva, quattro nella versione cinematografica, priva dellepisodio Requiem.

ore 22.00 Good Morning Babilonia (1987)

Regia: Paolo e Vittorio Taviani; soggetto e sceneggiatura: P. e V. Taviani da unidea di Lloyd Fonvielle, con la collaborazione di Tonino Guerra; fotografia: Giuseppe Lanci; scenografia: Gianni Sbarra; costumi: Lina Nerli Taviani; musica: Nicola Piovani; montaggio: Roberto Perpignani; interpreti: Vincent Spano, Joaquim De Almeida, Desire Becker, Charles Dance, Omero Antonutti, Brangre Bonuoisin; origine: Italia/Francia/Usa; produzione: Film Tre, Rai, MK2, Films A2, E.P.F.C., Edward Pressman Film Corporation; durata: 117

Due fratelli toscani di professione restauratori cercano fortuna in America. Partecipano alla costruzione del padiglione italiano dellEsposizione Mondiale di San Francisco e alle scenografie di Intolerance, il capolavoro di Griffith. Good Morning Babilonia accumula senza sforzo lintero repertorio tematico e stilistico dei fratelli Taviani, che narrando la storia dei fratelli Bonanno, carpentieri al servizio di Griffith, ripercorrono quasi psicoanaliticamente i sentieri della propria vocazione allimmagine. [] Ne esce un film scandito nel modo estroso e vitalistico del cinema italiano. Totalmente immerso in un contesto di sapienti citazioni, che vanno da Chaplin a Giuseppe Verdi, da Hitchcock a Pasolini, disponibile a coniugare poesia e commozione, intellettualismo e afflato popolare (Kezich).

luned 17 settembre chiuso

marted 18 settembre

ore 17.00 Il sole anche di notte (1990)

Regia: Paolo e Vittorio Taviani; soggetto: liberamente tratto dal racconto di Lev Tolstoj Padre Sergio; sceneggiatura: P. e V. Taviani, con la collaborazione di Tonino Guerra; fotografia: Giuseppe Lanci; scenografia: Gianni Sbarra; costumi: Lina Nerli Taviani; musica: Nicola Piovani; montaggio: Roberto Perpignani; interpreti: Julian Sands, Charlotte Gainsbourg, Massimo Bonetti, Margarita Lozano, Patricia Millardet, Nastassia Kinski; origine: Italia/Francia/Germania; produzione: Film Tre, Rai, Sara Film, Interpool, Capoul, Direkt Film; durata: 112

Il nobile Sergio, quando scopre che la sua promessa sposa, la duchessa Cristina, era stata lamante del re, lascia Napoli, si fa monaco e va a vivere, eremita, su un monte. Trasferita lazione nel Mezzogiorno dItalia, il film non segna, come pu sembrare, un ripiegamento dei Taviani, sinora molto attenti al sociale e al politico, su temi spiritualisti o addirittura religiosi. Rappresenta al contrario un superamento del loro discorso storico, lapprodo ai misteri perenni del cuore e alle pulsioni della carne. Tramontate le ideologie (ma non le utopie), padre Sergio il simbolo della lotta di molti progressisti sconfitti, divisi fra il separarsi dalla societ e il continuare a parteciparvi con traguardi pi alti (Grazzini).

ore 19.00 Fiorile (1993)

Regia: Paolo e Vittorio Taviani; soggetto: P. e V. Taviani; sceneggiatura: Sandro Petraglia, P. e V. Taviani; fotografia: Giuseppe Lanci; scenografia: Gianni Sbarra; costumi: Lina Nerli Taviani; musica: Nicola Piovani; montaggio: Roberto Perpignani; interpreti: Claudio Bigagli, Galatea Renzi, Michel Vartan, Chiara Caselli, Renato Carpentieri, Lino Capolicchio; origine: Italia/Francia/Germania; produzione: Film Tre, Gierre Film, Florida Movies, La Sept Cinma, Canal Plus, Roxy Film, K.S. Film; durata: 119

La famiglia Benedetti si reca dalla Francia in Italia per andare a trovare il nonno malato. Durante il viaggio il padre racconta ai due figli la storia della sua famiglia e la ragione per la quale le stato affibbiato il nomignolo famiglia dei Maledetti. Il film si fa via via ricco per lemozione sotterranea che impregna la plasticit del paesaggio, cos che verrebbe voglia di definirlo un film nel quale i Taviani amorosamente hanno evocato il misterioso sentimento delle cose che impregna le pi assolate campagne nostrane. [] Film visionario invece che realistico, film di magia senza alcun tocco di effetti speciali, Fiorile lascia dilagare di sequenza in sequenza una passione per la concretezza che si rovescia nel proprio opposto, fino a passare il segno, poich, in modo palese, la storia di famiglia evapora e restano purissime linee emotive a far cinema di per s (Siciliano).

ore 21.15 Le affinit elettive (1996)

Regia: Paolo e Vittorio Taviani; soggetto: dal romanzo omonimo di Johann Wolfang Goethe; soggetto e sceneggiatura: P. e V. Taviani; fotografia: Giuseppe Lanci; scenografia: Gianni Sbarra; costumi: Lina Nerli Taviani; musica: Carlo Crivelli; montaggio: Roberto Perpignani; interpreti: Isabelle Huppert, Jean-Hughes Anglade, Fabrizio Bentivoglio, Marie Gillain, Massimo Popolizio, Laura Marinoni; origine: Italia/Franca; produzione: Film Tre, Gierre Film, con la collaborazione di Florida Movies, France 3, Rai, e la partecipazione di Canal Plus; durata: 98

Due nobili, dopo aver convissuto per anni, decidono di sposarsi e di ristrutturare la loro villa, ma larrivo di un amico architetto e della nipote di lei muta gli equilibri. Trasferita lazione dalla Germania alla Toscana di S. Miniato e Poggio a Caiano e spostata cronologicamente in era napoleonica (ma i ritocchi sono parecchi), i Taviani hanno fatto un film che ha la progressione di una tragedia di Racine, lo splendore e la freddezza di un diamante, la raffinatezza cromatica e scenografica del rococ combinata col nitore neoclassico e i primi brividi del romanticismo (Morandini).

mercoled 19 settembre

ore 17.00 Tu ridi (1998)

Regia: Paolo e Vittorio Taviani; soggetto: liberamente tratto da novelle di Luigi Pirandello; sceneggiatura: P. e V. Taviani; fotografia: Giuseppe Lanci; scenografia: Gianni Sbarra; costumi: Lina Nerli Taviani; musica: Nicola Piovani; montaggio: Roberto Perpignani; interpreti: Antonio Albanese, Sabrina Ferilli, Giuseppe Cederna, Turi Ferro, Lello Arena, Steve Spedicato; origine: Italia; produzione: Film Tre, con la collaborazione di Dania Film, Rai; durata: 103

Dai racconti di Luigi Pirandello Tu ridi (1912) e La cattura (1918). Felice: ex baritono (Albanese) che lavora tristemente come impiegato al Teatro dellOpera nella Roma degli anni 30, di notte, sognando, inspiegabilmente ride. Due sequestri: Sicilia, oggi. Un bambino (Spedicato), figlio di un mafioso collaboratore di giustizia, vive segregato in un albergo disabitato di montagna in compagnia di un carceriere (Arena). Sullo stesso monte, centanni prima, accaduto un altro sequestro, ma la distanza tra i due crimini immensa. Dopo Kaos i Taviani tornano a Pirandello. Nel 1 racconto confluiscono elementi di altre tre novelle (Limbecille, Sole e ombra, E due!) cui si aggiungono la dimensione dellopera lirica (con apporti di Nicola Piovani) e della protervia fascista. Nel 2 il nucleo pirandelliano incastonato nella storia di un altro sequestro di efferata atrocit, ispirato a un fatto di cronaca, per mettere a confronto due diversi tipi di criminalit e il cambiamento dei tempi, in peggio. Qui sono in evidenza le due belle prove di attore di Turi Ferro e Lello Arena come nellaltro episodio quella di un Albanese di cupa e stralunata intensit. Pur non mancando di momenti alti e di tratti di ammirevole finezza, il risultato complessivo di un film scostante, ma vivo, informe ma sentito, sbilanciato ma goduto e sofferto al tempo stesso. Talvolta di testa, e altrove di cuore, mai di fiuto (F. De Bernardinis). Unopera fuori moda sotto il segno della morte (Morandini).

ore 19.00 La masseria delle allodole (2007)

Regia: Paolo e Vittorio Taviani; soggetto: liberamente tratto dallomonimo romanzo di Antonia Arslan; sceneggiatura: P. e V. Taviani; fotografia: Giuseppe Lanci; scenografia: Andrea Crisanti; costumi: Lina Nerli Taviani; musica: Giuliano Taviani; montaggio: Roberto Perpignani; interpreti: Paz Vega, Moritz Bleibtreu, Arsine Khanjian, Alessandro Preziosi, Angela Molina, Mohammad Bakri; origine: Italia/Bulgaria/Francia/Spagna; produzione: Ager 3, Rai Cinema, Eagle Pictures, Nimar Studio, Sagrera Tv, Tve, Flach Film, France 2 Cinema, Canal Plus, 27 Films Productions, Ard Degeto; durata: 122

la saga dei due fratelli Avakian, che facendo scelte di vita diverse, preparano due destini tragicamente opposti di vita e di morte, per i loro figli. Il fratello maggiore, Assadour, lascia lArmenia da ragazzo per andare a studiare medicina a Venezia. Diventa un medico di successo a Padova, si sposa con una nobildonna e ha due figli. Il fratello pi tranquillo, Aram, legato alle tradizioni familiari, nella sua farmacia nel villaggio natale in Anatolia, fa conoscere le novit occidentali, ma la sua numerosa famiglia incarna i valori e la cultura del popolo armeno. Dopo molti anni di lontananza, nel 1915 i due fratelli combinano una rimpatriata: Assadour con la famiglia si prepara a tornare in Anatolia con due automobili, carico di doni e di nostalgia. Aram arreda con eleganza la masseria delle allodole, la villa in campagna, preparando per tutti loro unaccoglienza memorabile (www.cinematografo.it). La masseria delle allodole molto, molto interessante, ricco di meravigliose immagini, recitato da un cast internazionale (i pi bravi sono Andr Dussolier e Mohamed Bakri). E segnato dallinconfondibile grandioso stile dei Taviani, inasprito dal senso di rivolta verso la persecuzione degli armeni e verso gli assassinii di massa dei giorni nostri (Tornabuoni).

ore 21.15 Cesare deve morire (2012)

Regia: Paolo e Vittorio Taviani; soggetto; liberamente ispirato alla tragedia di William Shakespeare Giulio Cesare; sceneggiatura: P. e V. Taviani, con la collaborazione di Fabio Cavalli; fotografia: Simone Zampagni; musica: Giuliano Taviani, Carmelo Travia; montaggio: Roberto Perpignani; interpreti: Cosimo Rega, Salvatore Striano, Giovanni Arcuri, Antonio Frasca, Juan Dario Bonetti, Vittorio Parrella; origine: Italia; produzione: Kaos Cinematografica, in associazione con Stemal Entertainment, Le Talee, Associazione Culturale La Ribalta, in collaborazione con Rai Cinema; durata: 76

I Taviani e il teatro di Shakespeare. Trasformato in cinema in un grande cinema con la trovata geniale di far rappresentare uno dei suoi drammi pi celebri, il Giulio Cesare, da detenuti di un carcere romano, quello di Rebibbia. Si comincia a colori. Con la ricerca fra i detenuti di quelli che potrebbero recitare in uno spettacolo che dovr svolgersi tra le mura del carcere. Poi, in uno splendido bianco e nero esaltato dal digitale, inizia il dramma. Con i suoi interpreti che, scortati, lasciano le loro celle per partecipare alle prime prove in un palcoscenico improvvisato: le parti imparate a memoria, le battute dei primi atti, con unaltra splendida trovata, quella di lasciare che i singoli attori si esprimano nei loro dialetti dorigine, in maggioranza meridionali, non solo non sminuendo quel testo quasi sacro ma, anzi, dotandolo di una vitalit e di sapori di cronaca dal vero di cui doveva far sfoggio quasi soltanto quando si recitava al Globe Theatre nellinglese del Seicento. Allo snodarsi di fronte a noi della vicenda raccontata da Shakespeare, Paolo e Vittorio Taviani hanno qua e l accompagnato lenunciato di piccoli casi privati di questo o quel detenuto coronati, a un certo momento, dalla constatazione che alcuni di loro fanno sulla contemporaneit di situazioni, per qualcuno anche personali, incontrate in un testo pur distante secoli da loro: quasi a testimoniare delleternit dell’arte. Si segue con il fiato sospeso. Certo, grazie a Shakespeare, ma anche per quella interpretazione diretta, anzi, addirittura nuda che, nonostante queste o forse proprio per questo, ad ogni svolta, ad ogni battuta di una intensit sempre lacerante. Specie quando, per rappresentarci il coro dei Romani prima e dopo luccisione di Cesare, non si muovono masse in scena, ma si fanno ascoltare le invettive e le grida di altri detenuti affacciati numerosi da finestre con le sbarre (Rondi). Orso doro al Festival di Berlino. Per gentile concessione di Kaos Cinematografica – Ingresso gratuito

gioved 20 settembre

ore 17.00 I ragazzi di San Miniato. Incontro con Paolo e Vittorio Taviani (2002)

Regia: Luciano Odorisio; a cura di Lorenzo Cuccu; fotografia: Paolo Ferrari, Mario Amura; montaggio: Carlo Balestrieri; origine: Italia; produzione: Scuola Nazionale di Cinema; durata: 55

Ci siamo rivisti dopo 33 anni, a Cinecitt. Inevitabile per me il ricordo di quando avevo lavorato per loro come aiuto regista in Sotto il segno dello scorpione, 1969. Non cerano ancora Padre Padrone, San Michele aveva un gallo, Allonsanfan, Good Morning Babilonia, ecc., gi sentivo forte il loro fascino di cantastorie. Incontrarli di nuovo stato forte molto emozionante e il loro ritratto di filmato da solo. Qualche ricordo in comune, poi hanno cominciato a parlare, a raccontarsi, a entusiasmarsi come allora, parlando dei loro inizi, delle loro fascinazioni cinematografiche, del loro modo di fare cinema, di raccontare storie e io sono ridiventato il loro aiuto regista, seduto ad ascoltarli con lo stesso interesse di allora, provando le stesse emozioni di allora, come se tutto dovesse ancora cominciare (Odorisio).

ore 18.00 Resurrezione (2001)

Regia: Paolo e Vittorio Taviani; soggetto: dal romanzo omonimo di Lev Tolstoj; sceneggiatura: P. e V. Taviani; fotografia: Franco Di Giacomo; scenografia: Lorenzo Baraldi; costumi: Lina Nerli Taviani; musica: Nicola Piovani; montaggio: Roberto Perpignani; interpreti: Stefania Rocca, Timothy Peach, Marie Bumer, Cecile Bois, Marina Vlady, Antonella Ponziani; origine: Italia/Francia/Germania; produzione: Film Tre, Gierre Film, Rai Cinema, Pampa Production, Bavaria Film; durata: 180

Da anni avevamo il progetto nel cassetto e finalmente labbiamo fatto grazie alla Rai, che ci ha permesso di girarlo per esteso, senza censure sui tempi. Quale produttore, oggi, finanzierebbe un copione di oltre tre ore da portare al cinema? Per lavori di tale respiro rimasta solo la Tv. [] Resurrezione ci ha attratto per quellimperfezione che ci permetteva di raccontare ci che volevamo. In questo libro Tolstoj, spinto dai sentimenti di rivolta che bollivano allepoca, ha messo di tutto un po: miseria, ingiustizia, passione, rivoluzione, libert. Noi abbiamo affondato le mani nella materia e abbiamo rielaborato, riscritto, tagliato, cucito. [] In fondo, da quarantanni stiamo scrivendo con la cinepresa un unico romanzo in tanti capitoli, ciascuno rappresentato da un film. Attraverso la violenta storia damore di Resurrezione, immersa nellimpeto etico e mistico della vecchia Russia, finiamo per parlare di angosce e speranze di oggi. Tolstoj scrisse il lavoro alla fine del suo secolo, lOttocento, noi alla fine del nostro. Come sar il Novecento?, si chiede il protagonista verso la fine. Cinica domanda che abbiamo inserito apposta. Noi ora sappiamo… Ma occorre sperare. Com giusto che lultima parola sia ancora amore, che esiste e di cui abbiamo bisogno. Resurrezione unopera sulle scelte morali, sui valori che tuttora esistono (P. e V. Taviani).

ore 21.15 Luisa Sanfelice (2004)

Regia: Paolo e Vittorio Taviani; soggetto: dal romanzo omonimo di Alessandro Dumas Padre; sceneggiatura: P. e V. Taviani; fotografia: Franco Di Giacomo; scenografia: Lorenzo Baraldi; costumi: Lina Nerli Taviani; musica: Nicola Piovani; montaggio: Roberto Perpignani; interpreti: Laetitia Casta, Adriano Giannini, Cecilia Roth, Marie Bumer, Emilio Solfrizzi, Lello Arena; origine: Italia/Francia; produzione: Ager 3, Alquimia Cinema, Cattleya, Rai Cinema, Pampa Production; durata: 150

Rivoluzione napoletana del 1799, con larrivo dei giacobini e del pensiero illuminista a spodestare temporaneamente il re, per poi concludersi tragicamente. Dall’altra, la passione di Luisa Sanfelice, giovane e bellissima donna sposata a un nobile napoletano che sinnamora di un giacobino e partecipa ad una vicenda storica molto pi grande di lei e della sua fragilit. Ad accomunare i due elementi narrativi, la velocit. La rivoluzione che porta alla nascita della Repubblica Partenopea di brevissima durata, con la repentina ritirata dei saggi regnanti; ma una Repubblica destinata a morire giovane, col ritorno dei Borboni e la tragica fine dei sostenitori dei giacobini. Del tutto simile la storia di Luisa: un colpo di fulmine le fa amare profondamente un rivoluzionario francese, si trova a partecipare ad unavventura collettiva quasi senza rendersene conto e la sua fine arriva troppo presto (Mollica). Dumas fu infedele alle cronache. Noi siamo stati infedeli a Dumas. Il nostro racconto, infatti, procede tra fiaba e storia, tra leggenda e quotidianit. Ci siamo certo documentati con pignoleria, come sempre facciamo, sulla storia della Sanfelice, ma poi quando abbiamo iniziato a raccontarla abbiamo perso di vista la fedelt storica e siamo passati alla fantasia, procedendo passo passo nella nostra narrazione (P. e V. Taviani).


Susanna Zirizzotti

Ufficio Stampa
Centro Sperimentale di Cinematografia

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