31/10/2012 – Intestame’

Un lascito che spalanca inevitabilmente la porta ad un mondo che non sceglie i colori definiti della realt, ma le sfumature della possibilit, dei rimpianti, delle nostalgie e, perch no, della magia. Un mondo di favola insomma. E non somiglia tanto ad una favola la storia di un figlio che, dopo aver vestito la giacca del padre, viene trasportato per incanto nella Napoli degli anni ’40, tra bombardamenti, fame e emigrazione? Sospeso nel limbo di un tempo indistinto, Ferdinando avr finalmente l’occasione di osservare com’era Matteo da giovane, di conoscerne le speranze e le illusioni. Racchiusi in quella giacca, come tante cartoline spedite da posti mai visitati, ci sono tutti quei viaggi che non ha mai potuto fare, l’America che rimasta soltanto un miraggio, le avventure mai provate, i sogni mai realizzati. Cos il figlio canta, balla, soffre, spera, ride come se fosse il padre; sente sulla sua pelle la straordinaria emozione che possono provare soltanto due bambini che, giocando con la luna, scoprono di essere fatti l’uno per l’altra. E’ vestendo i colori della vita del padre che, dopo tanto tempo, impara a conoscerlo. Ed in questo che risiede la straordinaria potenza di quel criptico lascito testamentario. Ma c’ di pi. Infatti, ogni favola che si rispetti ha una sua morale. Cos, da novello Kipling, Matteo dona anche preziosi consigli a suo figlio, dicendogli, ad esempio, che “o’ tiempo te vuo’ bene se tu ce sa’ pazzi”. Il segreto proprio quello: scherzare, ridere. Matteo sta dicendo che l’ultimo cavaliere, quello che vincer la morte, vestir soltanto una risata, che l’allegria la chiave che permette di trasformare in gioia ogni dolore. Solo cos, possiamo sperare di tornare l, in quel posto da cui tutti veniamo, “dind’ ‘e stelle”.