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sabato 1 dicembre 2018 – h.15.00: Chiesa di Gesù e Maria, Apoteosi del Barocco nelle tombe Bolognetti

Pur sfuggendo agli sguardi dei più perché spesso chiusa e caratterizzata da una sobria e severa facciata, questa piccola chiesa rappresenta in realtà uno scrigno fra i più significativi esempi degli sviluppi artistici della Roma post Gian Lorenzo Bernini. Sorta su una proprietà di Antonio Orsini, nipote del cardinale Flavio Orsini, il terreno ed i suoi fabbricati furono acquistati dagli Agostiniani scalzi nel 1615, per costruirvi la loro nuova sede romana e la casa per la formazione dei seminaristi.


La chiesa fu costruita successivamente all’acquisto, in due epoche diverse a causa di una serie ininterrotta di peripezie economiche e legali. La costruzione iniziò con la posa della prima pietra il 3 aprile 1633 e la prima tranche di lavori, su progetto di Carlo Buzio, fu ultimata sul finire del 1635. La seconda parte della sua storia si svolse sotto l’egida di due patroni d’eccezione: l’architetto Carlo Rainaldi e il vescovo di Rieti Giorgio Bolognetti. La chiesa, che mancava della parte finale e della facciata fu ultimata infatti una trentina di anni dopo sotto la direzione di Carlo Rainaldi, con quattro lesene corinzie che inquadrano un bel portale a timpano arcuato ed una finestra incorniciata. Il ricchissimo interno, impreziosito di marmi policromi, marmi e stucchi a profusione sono dovuti alla munificenza di Giorgio Bolognetti che l’aveva nel frattempo scelta come cappella gentilizia.


Degni di nota sono infatti i monumenti funebri di alcuni componenti della famiglia collocati sopra i confessionali, in forma di logge o palchetti teatrali, realizzati da vari artisti tra i quali Francesco Aprile e Francesco Cavallini. Da ricordare infine le tele realizzate da Giacinto Brandi, che adornano l’altare maggiore e la volta a botte della navata unica. L’importanza di questa chiesa risiede non tanto e non solo nella celebrità delle sue opere quanto nella storia che racconta: l’alleanza fra uno degli architetti più importanti della Roma del XVII secolo e un determinato mecenate; costituire una delle immagini più compiute e complete del compromesso tra esuberanza barocca e componente classicista, tendenze altrettanto significative nell’arte del Seicento; la sua originalità, dati i pochi cambiamenti che dovette subire una volta completata (da segnalare almeno l’intervento del Valadier in una delle cappelle laterali).

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